Capitolo II - La nascita di S. Giuseppe e la sua circoncisione

 

Nascita di Giuseppe - Arrivato il tempo della nascita del nostro Giuseppe, sua madre si preparò con più calde orazioni, cosicché arrivato il giorno fortunato lo diede alla luce con grande facilità, restando molto consolati, sia i genitori, come chi li assisteva. Il nostro Giuseppe aveva un'aria angelica, grave e serena e nonostante a quell'età si possano appena distinguere negli altri fanciulli le fattezze, tuttavia si distinguevano bene nel nostro Giuseppe che, al solo guardarlo, apportò a tutti una grande consolazione e specialmente ai suoi genitori, che, nel vederlo tale, si confermarono nella verità di quanto l'Angelo aveva detto loro in sogno. Terminate le funzioni che si fanno in tali occorrenze, la madre si applicò con la sua mente a rendere grazie a Dio del felice parto, e fattasi portare il fanciullo l'offrì a Dio col desiderio di dedicarlo al servizio del sacro Tempio di Gerusalemme. Ma Dio aveva già destinato di farlo custode del Tempio vivo e animato dello Spirito Santo, cioè della Madre del Verbo divino. L'Altissimo, però, gradì il desiderio e l'offerta della madre di Giuseppe e, se non accettò ed esaudì i suoi desideri, fu per sublimarlo ad un posto assai maggiore.

Comune esultanza - Per tutta Nazareth si sparse la fama della nascita del fanciullo e delle sue rare fattezze, e di come sembrava un angelo del Paradiso. Tutti si rallegrarono e fecero festa per la nascita dei fanciullo, che apportava a tutti un'insolita allegrezza e giubilo di cuore. Alla nascita di Giuseppe sfolgorarono poi a meraviglia le tre stelle splendenti sopra la casa dei suoi genitori, e si fecero vedere di nuovo, benché di passaggio. Il nostro Giuseppe aprì gli occhi e li fissò verso il cielo, tenendoli per qualche tempo così fissi, come stupito a rimirare la grandezza dei segno che Dio dava al mondo nel suo natale. Chiusi gli occhi, poi, non li aprì più fino al tempo debito, e questo fu ammirato da tutti con grande stupore e meraviglia.

Singolare modestia del fanciullo - Il fanciullo stava poi con grande quiete e tranquillità, apportando in tutto molta consolazione ai suoi genitori, e specialmente alla madre, che lo allattò con giubilo ed allegrezza e con molta riservatezza. Sebbene fosse in quella tenera età non permise mai che alcuno gli si avvicinasse a fargli le solite carezze che si fanno ai bambini, ritirando sempre il suo volto in atto di sdegnarle, mostrando anche in quella tenera età come doveva custodire illibato il candore della sua purezza ed innocenza, e permetteva solo ai genitori qualche dimostrazione di cordiale amore, benché essi fossero molto riservati, vedendo come il fanciullo schivava quei vezzi e quelle dimostrazioni di affetto.

Sua circoncisione - Arrivato l'ottavo giorno, i suoi genitori fecero circoncidere il fanciullo secondo l'uso degli Ebrei e i comandamenti della Legge e gli imposero il nome di Giuseppe, poiché erano comunemente d'accordo. Nel circonciderlo, il fanciullo pianse, ma asciugò presto le lacrime perché, nell'atto della circoncisione, Dio gli accelerò l'uso della ragione. Essendosi levata la macchia che aveva contratto dal peccato originale, stando in grazia ed amicizia di Dio, senza quella macchia che glielo rendesse in qualche modo disgustoso, Giuseppe fu ornato da Dio di molti doni e anche dell'uso della ragione, per la quale conobbe il suo Dio, e l'adorò con profonda adorazione, chinando la sua piccola testa e rasserenandosi tutto nel volto. Con atto ridente e grave esultò, mostrando anche esteriormente il godimento del suo spirito. Conobbe il beneficio che Dio gli aveva fatto e ne rese grazie affettuose e tutto si offrì a Lui. A Giuseppe, fu dato poi da Dio, oltre al suo angelo custode, anche un altro angelo, che molto spesso gli parlava nel sonno e lo ammaestrava in tutto quello che doveva fare per piacere maggiormente al suo Dio.

Pietà e zelo di Giuseppe - Il nostro Giuseppe, in quella tenera età aveva l'uso della ragione, della quale si serviva per conoscere, lodare e ringraziare il suo Dio che tanto lo aveva favorito, soffrendo l'incomodità di quella tenera età con grande pazienza. L'Angelo molto spesso lo avvisava di offrire a Dio quei patimenti che soffriva stando stretto tra le fasce; il fanciullo lo faceva in ringraziamento dei favori che Dio gli compartiva, e le sue offerte erano molto gradite a Dio. Il fanciullo comprendeva poi come il suo Dio fosse molto offeso dagli uomini, perciò spesso lacrimava, benché senza strepito, per non recare pena ai suoi genitori, e offriva a Dio quelle lacrime innocenti, ammaestrato così dal suo Angelo. Quando poi faceva questo, riceveva da Dio maggiori lumi e grazie, ed egli non mancava di rendere grazie a chi tanto lo beneficava.

Sua modestia e gratitudine - Quando poi la madre lo fasciava, il nostro Giuseppe si vedeva con il volto ricoperto di un vermiglio rossore e con gli occhi chiusi, in atto di mostrare dispiacere di essere sfasciato e visto. La madre era molto riservata in questo, ed usava grande cautela per non recare pena a suo figlio, poiché conosceva bene come la grazia divina facesse in lui mirabili prodigi, essendo anche lei un'anima molto illuminata e ornata di grandi virtù. Il nostro Giuseppe, succhiando il latte di sua madre, si imbeveva sempre di più delle sue virtù, e si mostrava con lei, più che con gli altri, molto affezionato e gradevole per l'alimento che gli dava. Le si mostrava molto allegro e gioviale, perché scorgeva in lei le rare virtù e capiva come, con il latte che prendeva da lei, gli si comunicavano anche le sue virtù.

 

Sua crescita - Il nostro Giuseppe aveva un ottimo temperamento ed era arricchito di doni naturali e molto più di doni soprannaturali. Cresceva a meraviglia sia nel corpo che nello spirito. Nel corpo per il buon nutrimento che riceveva da sua madre, anche lei di ottima salute; nell'anima, per i continui doni che riceveva dalla grazia divina e dalla generosità del suo Dio, che lo andava formando tutto a suo genio e secondo il suo Cuore, per renderlo poi degno sposo della Madre del Verbo divino. Il fanciullo conosceva le grazie che continuamente riceveva da Dio, e gli si mostrava grato con i soliti atti di ringraziamento. Il nostro Giuseppe aveva appena il cuore capace di amare, che tutto lo impiegò nell'amore verso il suo Dio e sommo benefattore, al quale ben riconosceva quanto doveva per i doni che gli aveva fatto.